Categorie: Stili, Materiali

La Moodboard di interni spiegata dai designer di AD Dal Pozzo

Sul genere italiano della parola Moodboard non si è ancora trovata un’intesa, c’è chi dice «facciamo la Moodboard» e c’è chi dice «preparami il Moodboard». Ma una cosa è certa: nel mondo del design e dell’architettura questo strumento è diventato essenziale, soprattutto nella fase iniziale di un progetto, quando l’obiettivo è raccogliere idee e ispirazioni che rispecchino i desideri del committente.

Il processo di Moodboard Design viene utilizzato per i progetti di interni e consiste in uno scambio di impressioni continuo tra cliente e professionista. Il bravo interior designer fa la parte dello psicologo: il suo lavoro è leggere la persona che ha davanti. A seconda del cliente, si può osare o rimanere più neutri. Si può scegliere una Moodboard diversa per ogni stanza oppure intendere il progetto come unitario e delineare un fil rouge che colleghi tutti gli ambienti.

 

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Il processo di Moodboard Design di AD Dal Pozzo in 3 step

Cos’è una Moodboard? Gli interior designer di AD Dal Pozzo sono concordi nel dire che è una tavola – fisica o digitale – composta da immagini, materiali, oggetti e colori che vuole ispirare in modo visivo e tattile l’identità di un progetto. Di fatto, l’origine del nome stesso (mood “umore” e board “tavola”) esprime letteralmente la rappresentazione di uno stato d’animo, e quindi in senso più ampio la raffigurazione di uno stile, il quale viene costruito attraverso precisi abbinamenti materici e cromatici.

La Moodboard, in pratica, è una tavolozza colori-materiali-finiture. È concreta, e al tempo stesso emozionale. Esiste quella digitale e quella fisica, ma tra le due è sicuramente la seconda che evoca più sensazioni e riesce a trasmettere lo stile del progetto in modo più pragmatico. Con gli occhi e con le mani si possono apprezzare gli elementi lucidi, cangianti, ruvidi, compatti e così via. Il compito dei professionisti è quello di dare un metodo a questo processo creativo. Ecco le 3 fasi principali individuate dagli interior designer di AD Dal Pozzo.

1. Lo studio dei desideri

La creazione della Moodboard parte dai gusti e dai desideri di chi vuole costruire o ristrutturare uno spazio. I progettisti ascoltano le aspettative e studiano la personalità del cliente per poi presentargli ispirazioni cromatiche e materiche in modo da generare una connessione tra i suoi gusti e lo spazio che vuole arredare.

2. Il filo conduttore

Una volta definite le sensazioni del cliente rispetto a determinati materiali, i designer delineano un filo conduttore del progetto in grado di evocare lo stile dominante. Questo stile viene condensato nella scelta di un “mood”, rappresentato con oggetti selezionati in armonia tra loro: un insieme che rappresenta la personalità del cliente e definisce il carattere dello spazio futuro.

3. Composizione dalle grandi superfici ai dettagli

La creatività dei designer si unisce al rigore nell’usare una scala di priorità, per cui nella Moodboard di interni si inseriscono prima gli elementi portanti del progetto – gli imprescindibili, come la superficie del pavimento o l’intonaco delle pareti – per arrivare a quelli che possono essere messi in discussione con più semplicità nel corso del processo creativo, come le finiture degli arredi.

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Moodboard di interni: l’approccio evocativo

La Moodboard di interni aiuta il cliente ad evocare la sensazione che si vuole ritrovare all’interno della propria casa. Quello che viene mostrato nelle varie tavole non sono solo ispirazioni di materiali, di dettagli, di alcuni pezzi di arredo, ma rappresentano un’atmosfera in cui il cliente deve trovarsi a suo agio, in pieno comfort.

Arch-Marta«La Moodboard è estremamente importante perché rappresenta l’inizio del processo creativo che deve ispirare ed emozionare», racconta l’architetto Marta Martini di AD Dal Pozzo. «Tutto parte da qui, da una tavola o un book che esprime qualcosa di fisico che si può toccare e sfogliare».

«Con questo strumento il cliente entra veramente nel progetto. Capisce il percorso, vede un filo logico, concepisce il mood dell’ambiente e inizia a schiarirsi le idee», continua l’arch. Martini. «La Moodboard va in profondità e genera nel cliente un’idea molto concreta di quello che sarà il risultato finale».

Un aspetto molto interessante è l’approccio professionale alla Moodboard, che non è unico o puramente metodico. Infatti, la vena di creatività è importantissima e ogni designer possiede una sensibilità estetica personale che lo distingue da tutti gli altri.

foto-GiuliaSecondo l’interior designer Giulia Rizzo di AD Dal Pozzo, l’approccio alla Moodboard è duplice: «Si può partire da un’immagine emozionale che esprime una particolare sensazione – come un fiocco di cotone o una duna di sabbia – oppure da una finitura materica come il legno che di solito va a rivestire una grande superficie come il pavimento e che fa da base per gli altri oggetti presenti nella Moodboard».

Il primo approccio è utilizzato sia dalla designer Rizzo sia dall’arch. Martini, che aggiunge: «Spesso associo alla Moodboard immagini che non c’entrano niente con l’arredamento. Parto da un’idea, un tema che rispecchi il cliente e che può diventare il filo conduttore del progetto. L’immagine ispirazionale può essere la sabbia di una spiaggia, il prato di una montagna. Non esiste Moodboard che si focalizza solo sul colore o sul materiale. Per me è importante l’immagine evocativa che ti fa desiderare di vivere in un ambiente che ispira le stesse emozioni di quello raffigurato».

Un esempio: per una coppia di clienti dell’est Europa è stata realizzata una Moodboard per due camere da letto, in collaborazione con il brand Flou. Le due stanze evocano il mare e la spiaggia. I nostri designer sono partiti dai desideri della moglie, amante del mare e dell’equitazione. La Moodboard ha seguito quella passione: cosa c’è di meglio dell’immagine evocativa di un cavallo sulla spiaggia? Nella tavola si ritrovano i colori tenui del bagnasciuga e il tessuto cavallino. L’opzione B, invece, è più incentrata sul marito: i colori più profondi sono quelli dell’oceano e il materiale principale è un mosaico che evoca le onde.

 

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«La creatività dell’interior designer si intreccia con il gusto del cliente, che viene guidato dentro ad atmosfere che neanche lui pensava di desiderare», conclude la designer Rizzo. «La grande varietà di input che offriamo è una fonte di ispirazione fondamentale per costruire lo stile del progetto e addirittura per costruire desideri nascosti. Se abbiamo fatto un buon lavoro, il cliente arriva già a respirare quella che sarà l’atmosfera dell’ambiente in cui vivrà».

 

Moodboard di interni: l’approccio materico

Un approccio alla Moodboard di interni più analitico vede protagonisti fin da subito i materiali – anche prima delle immagini evocative – perché in grado di far percepire fisicamente un’atmosfera. In questo caso si punta immediatamente alla percezione tattile capace di restituire quelle sensazioni piacevoli che si vorrebbero ritrovare nell’ambiente di progetto.

architetto-giulia-alessandra-pozzan-interior-designer«Il primo step della Moodboard di interni è raccogliere suggestioni per rappresentare un’atmosfera», spiega l’architetto Giulia Alessandra Pozzan di AD Dal Pozzo. «Per questo motivo parto spesso da quei materiali che il cliente si immagina per il pavimento e le pareti. L’architettura dello spazio fa da base per le scelte successive. Una volta definito il contesto, il cliente continua ad esprime le sue preferenze su colori e finiture, fino ad arrivare a un’idea unitaria».

La Moodboard si distingue dai disegni tecnici perché si attesta su un livello più dettagliato e concreto: si focalizza sulle sensazioni espresse da materiali e finiture materiche. E con i giusti abbinamenti, qualsiasi cosa può evocare una sensazione piacevole in potenza. «La componente green (delle piante) oggi non è da sottovalutare», conclude l’architetto Pozzan: «Ma se mi chiede qual è l’oggetto più strano in una Moodboard, le rispondo i sassolini del parcheggio dell’azienda. Tutto può ispirare un’emozione, anche le cose più improbabili».

 

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Per le camere da letto di una coppia brasiliana, ad esempio, è stato ripreso nella Moodboard il tema della natura. Si è deciso di utilizzare tessuti dai colori tipici della foresta amazzonica, come verde intenso, muschio, giallo ocra, ambra. Ma alla base di tutto c’è il legno che la coppia si immaginava per il pavimento. In questo caso si armonizza bene la scelta di un marmo per i complementi, come i tavolini. Per enfatizzare l’idea di natura sono stati poi usati sassolini e foglie. Il concetto viene ripreso in una Moodboard alternativa dove sono stati scelti tessuti blu che rimandano all’ambiente fluviale piuttosto che a quello terreno.

 

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architetto-elisabetta-berlaffa-interior-designerAnche l’architetto Elisabetta Berlaffa di AD Dal Pozzo lavora molto con la percezione tattile, ovvero quella che definisce una sensazione fondamentale per la progettazione di interni. «La Moodboard serve per esprimere tutto quello che una tavola di progetto su carta non può esprimere», spiega. «Attraverso questo strumento si possono toccare con mano i materiali e capire la consistenza dei tessuti e delle finiture. Ma nella Moodboard è anche divertente giocare con elementi evocativi come foglie o frutti, che generano quelle sensazioni piacevoli che si vorrebbero provare all’interno della propria abitazione».

«Soprattutto, un vantaggio per il cliente è quello di sperimentare», continua l’arch. Berlaffa. «Pur mantenendo un filo conduttore tra i diversi oggetti, il gusto estetico si può trasformare man mano che si compone la tavola, anche grazie agli abbinamenti creati al momento dal cliente».

 

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Per esempio, nella progettazione di una camera da letto per una coppia di clienti amanti dei colori neutri e della natura, la moglie ha sperimentato nella Moodboard un tocco di rosso che le è piaciuto da subito. Per questo motivo, in mezzo ai colori più tenui è stato usato un tessuto intrecciato di colore rosso mattone, enfatizzato dalla scelta di aggiungere alla tavola delle bacche. Una Moodboard alternativa per la stessa camera calca su toni più freddi, dove il tocco di colore meno invasivo è rappresentato da una finitura in velluto azzurro.

 

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Una Materioteca intera al servizio della Moodboard di interni

Il plus di AD Dal Pozzo nella progettazione di interni è la sua Materioteca, grazie alla quale chiunque si può fare un’idea pratica su una grandissima varietà di finiture e texture, potendole guardare dal vivo e toccare con mano. Da qui derivano i campioni di materiali che vanno a comporre le Moodboard di interni realizzate dai nostri interior designer.

 

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La Materioteca di AD Dal Pozzo non solo è un luogo bellissimo per privati e professionisti ma è soprattutto il luogo della creatività. Qui nascono le idee. Ne nascono sempre di nuove, anche in grado di cambiare quelle precedenti già utilizzate per precedenti Moodboard.

 

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Si può dire che la Materioteca sia una fonte inestinguibile di creatività per privati e professionisti. Si tratta di un ambiente che incarna un percorso sensoriale completoche offre la possibilità di modificare più e più volte la Moodboard fino al risultato desiderato. Alla fine, il bello sta anche nella possibilità di cambiare in corso d’opera.

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Giacomo Casarin

Scritto da Giacomo Casarin

Formazione da architetto e giornalista di professione, Giacomo lavora da anni con riviste, media e aziende del settore Architettura & Design per informare sui trend del mercato e comunicare la cultura del progetto.

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