Categorie: Architettura, Stili

Top 5 chalet di montagna firmati dalle archistar

Questo articolo è per chi ama il design tanto quanto la neve fresca. Negli ultimi anni, infatti, la montagna è diventata uno dei palcoscenici privilegiati per le archistar. Dalle cabine off‑grid firmate Snøhetta ai rifugi in legno di Peter Zumthor, fino alla baita anticonvenzionale di Diébédo Francis Kéré, nel contesto dell’architettura contemporanea in quota si inserisce una nuova generazione di chalet di montagna di design in cui il progetto architettonico ha lo stesso peso del panorama.

 

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Gli chalet di montagna progettati da archistar internazionali

Ecco la nostra selezione dei top chalet di lusso in montagna.

  1. Vals, Svizzera – Leis Houses di Peter Zumthor
  2. Lysefjord, Norvegia – The Bolder Cabins di Snøhetta
  3. Gstaad, Svizzera – Gstaad Chalet di Diébédo Francis Kéré
  4. Rusutsu, Giappone – Not A Hotel di Snøhetta
  5. St. Moritz, Svizzera – Chesa Futura di Foster + Partners

Una serie di riferimenti per chi cerca esperienze rare, un’architettura da vivere, da fotografare. Ma anche per chi sta valutando la possibilità di trasformare lispirazione in un progetto su misura.

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1. Leis Houses, chalet zen di Peter Zumthor

Sopra Vals, nel piccolo borgo di Leis, a 1.500 metri di quota, Peter Zumthor ha progettato tre abitazioni in legno: Oberhus, Unterhus e Türmlihus. Oberhus è la casa privata dell’architetto; Unterhus e Türmlihus sono invece aperte agli ospiti come case vacanza.

 

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Peter Zumthor case in legno, le Leis Houses come archetipo perfetto:

  • esterno coerente con l’architettura tradizionale dei Grigioni;
  • struttura e rivestimento in legno locale;
  • grandi finestre panoramiche che reinterpretano l’iconografia dello chalet classico.

 

 

All’interno, lo spazio è calibrato in modo chirurgico: ambienti su più livelli, continuità materica, luce naturale filtrata dalle grandi aperture. Ogni casa può ospitare fino a cinque persone e funziona come chalet di lusso in montagna in formato intimo, dove il lusso non è esibizione, ma misura e silenzio.

 

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Per chi ama gli hotel di design in montagna, Leis rappresenta una case history di grande impatto: è il punto d’incontro tra vernacolo alpino e minimalismo contemporaneo, applicato alla scala domestica.

 

2. The Bolder Cabins, rifugio sospeso di Snøhetta

Per chi ama le atmosfere nordiche, le The Bolder Cabins sul Lysefjord, in Norvegia, sono uno dei riferimenti più emblematici della categoria “Snøhetta chalet Norvegia”. Si tratta di quattro piccole unità abitative, sollevate da terra su pilastri e posizionate sul bordo delle scogliere che dominano il fiordo.

 

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L’obiettivo dichiarato di Snøhetta è quello di minimizzare l’impronta a terra, preservando il paesaggio e offrendo allo stesso tempo un’esperienza immersiva nella natura: le cabine sono concepite come cabine off‑grid di lusso, con struttura compatta e grandi superfici vetrate che estendono lo spazio interno verso il panorama. Caratteristiche:

  • esterno in red cedar non trattato, destinato a ingrigire naturalmente nel tempo e a mimetizzarsi con la roccia;
  • interni in rovere, arredi minimali, palette materica ridotta, per portare la calma del paesaggio all’interno;
  • distribuzione su due livelli: zona giorno e cucina in alto, camera e bagno al livello inferiore, a diretto contatto con la roccia.

 

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Le Bolder Cabins rientrano a pieno titolo tra gli esempi più citati di chalet di montagna di design: piccole superfici, altissima qualità spaziale, relazione estrema con l’ambiente. Un modello prezioso anche per chi immagina future micro‑architetture panoramiche, come potrebbe esserlo Ottagono Lodge, presentato alla Milano Design Week 2025.

 

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3. Gstaad Chalet, chalet anticonvenzionale di Diébédo Francis Kéré

A Gstaad, una delle capitali del lusso alpino, il premio Pritzker Diébédo Francis Kéré progetta, insieme al creative director Nachson Mimran e allo studio Chaletbau Matti, un complesso residenziale privato che reinventa l’idea di chalet come ponte tra culture.

 

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Lo Gstaad Chalet è concepito come omaggio contemporaneo alle tradizioni africane all’interno della cornice svizzera:

  • architettura esterna che rispetta il linguaggio degli chalet locali;
  • interni completamente ripensati, con una spa caratterizzata da un soffitto formato da migliaia di elementi in bambù, come un cielo artificiale sospeso;
  • uso di materiali, pattern e oggetti che rimandano alle culture subsahariane, integrati in uno schema spaziale da grande residenza montana.

 

 

Si tratta di uno dei casi più interessanti di chalet di lusso in montagna pensato come “world home”: una casa di famiglia che ospita collezioni, arte, ospiti ed eventi privati, in cui lo chalet alpino diventa scenografia per un racconto globale.

 

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4. Not A Hotel, nuovo modello di casa-vacanze di Snøhetta

In Giappone, sul monte occidentale del Rusutsu Resort nell’isola di Hokkaidō, Snøhetta firma NOT A HOTEL: un complesso residenziale al confine tra villa privata, resort e club esclusivo, concepito come nuovo modello di casa‑vacanze.

 

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Il progetto, previsto in apertura nel 2029, è una struttura di oltre mille metri quadri arroccata in cima alla montagna, con vista diretta sul Monte Yotei (il “Fuji di Hokkaidō”). Gli elementi chiave:

  • pianta articolata attorno all’idea di zenith, il punto più alto del cielo sopra il sito, assunto come metafora spaziale;
  • grande living‑dining di circa 400 metri quadri, spa, piscine interne ed esterne, bagni scavati nella roccia, spazi wellness pensati come esperienza sensoriale continua;
  • modello di proprietà frazionata, che unisce logiche di investimento e uso personale.

 

 

NOT A HOTEL porta il tema delle cabine off‑grid di lusso progettate da Snøhetta in Norvegia in un contesto diverso: non più micro‑rifugi, ma una casa‑resort che interpreta in chiave giapponese i codici di un hotel di design in montagna.

 

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Nel panorama degli chalet in Norvegia di Snøhetta, Rusutsu rappresenta la traduzione su scala maggiore di un certo modo di intendere l’abitare: luce naturale, viste orizzontali infinite, contatto diretto con la neve in inverno e con il verde in estate.

 

5. Chesa Futura, chalet futurista di Foster + Partners

A St. Moritz, Chesa Futura di Foster + Partners è un edificio residenziale che ridefinisce l’immaginario dello chalet, trasformandolo in un volume ellittico sospeso su pilastri.

 

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Chesa Futura – “casa del futuro” in romancio – è un complesso di appartamenti che unisce progettazione digitale avanzata e tecniche costruttive tradizionali:

  • struttura e rivestimento in legno (larice), con una pelle di scandole che invecchiano nel tempo fino a diventare grigio argento;
  • forma continua e morbida che dialoga con la natura, pur dichiarando una forte contemporaneità;
  • concezione ambientale attenta, con materiali locali e durabilità centenaria prevista per il rivestimento.

 

 

Pur essendo un edificio plurifamiliare, Chesa Futura può essere letto come una variazione sul tema dello chalet di montagna di design: un’unica grande “scatola abitata” che sostituisce la somma di più chalet tradizionali, mantenendo però il legame con il legno, la vista e il paesaggio alpino.

 

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Da ispirazione a progetto su misura

Questi cinque chalet di montagna progettati da archistar internazionali non rappresentano solo mete da raggiungere, ma una vera biblioteca di soluzioni per chi desidera progettare in alta quota.

AD Dal Pozzo può essere la giusta figura di riferimento per tradurre in realtà il sogno di dare forma ad un proprio chalet personale, come già fatto per diversi progetti alpini, tra cui questa realizzazione esclusiva a Cortina d’Ampezzo

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Giacomo Casarin

Scritto da Giacomo Casarin

Formazione da architetto e giornalista di professione, Giacomo lavora da anni con riviste, media e aziende del settore Architettura & Design per informare sui trend del mercato e comunicare la cultura del progetto.

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