AD Dal Pozzo ha organizzato – durante una delle sue Ottagono Academy – un'esperienza immersiva dedicata alla relazione tra le opere d'arte e l'ambiente costruito. I protagonisti sono stati gli artisti Enrico Cecotto, Beatrice Gallori Enrico Marcato e Vinicio Momoli, invitati per l'occasione a collocare alcune delle loro opere più significative negli spazi di Ottagono Headquarter.
Da tempo AD Dal Pozzo promuove l'arte con una selezione che comprende artisti contemporanei internazionali ed emergenti, provenienti da diversi movimenti artistici. In quest'ottica, arredamento e arte contemporanea si fondono in progetti di design, investimenti che acquistano valore, emozioni e sogni che diventano luoghi da vivere. Per approfondire il tema, leggi anche l'articolo Come unire arte e design per creare spazi d’autore e scopri la galleria dedicata all'arte sullo Shop di AD Dal Pozzo:
L'obiettivo della giornata di Ottagono Academy è stato indagare il rapporto tra arte e spazio. Da Giotto a Bruno Taut, da Lucio Fontana con le sue opere ambientali fino a Gianni Colombo e il suo spazio elastico, il critico d'arte Nicola Galvan ha accompagnato i partecipanti dell'evento in un viaggio alla scoperta dell'arte ambientale. Ha infine dialogato con gli artisti che si sono raccontati e hanno raccontato le loro opere.
Enrico Cecotto crea figurazioni che, agganciate a un piano bidimensionale, si espandono plasticamente nello spazio. Morbide, colorate, comunicative, le sue pittosculture chiedono all’osservatore di esercitare uno sguardo "tattile", che sappia cioè percepirne, oltre alle qualità visive, quelle puramente materiali.
Immagini a vario titolo pop, dai Fiori di Warhol ai supereroi dei fumetti, appaiono impresse sulla "pelle" degli squali, come tatuaggi dell’immaginario collettivo; le stesse che decorano le stelle marine in polistirolo, per le quali l’artista ha predisposto un apposito specchio d’acqua, all'interno del modulo architettonico che ha accolto le sue opere nella sede di Ottagono.
Il lavoro di Beatrice Gallori prende in esame la vita organica, assumendo quale principio formale ciò che rappresenta la sua sillaba prima: la cellula. Questo spiega il ricorrere in esso di elementi circolari quali cerchi, sfere nonché rilievi tondeggianti destinati a regalare alle opere, anche a quelle di carattere più pittorico, una tangibile presenza tridimensionale.
L'artista guarda alla vita biologica per esprimere concetti legati alla persona, quali sono l’unicità e la differenza. L’opera Trans, collocata nella hall di Ottagono, vede una sfera separarsi in due parti uguali, che rivelano al loro interno non un sistema ordinato, ma un gioco di riflessioni, in cui si confondono le immagini di specchi frantumati e tracce materico pittoriche.
Enrico Marcato preleva diverse entità materiali dalla realtà urbana e le rielabora attraverso la pittura. Tali appropriazioni avvengono nello specifico a Venezia e Roma, dove l’artista ha scelto di raccogliere elementi di estrema semplicità formale, quali le bricole galleggianti nelle acque lagunari e i sanpietrini recuperati dai lavori di ripavimentazione di Piazza San Pietro.
Se l’atto stesso del prelievo li sottrae alla deriva e alla dissipazione, l’aggiunta del pigmento sana poeticamente le ferite che il tempo ha loro inferto, determinando la fine del loro ciclo funzionale. Proprio la natura della funzione da essi svolta in un preciso contesto rappresentano per l'artista un patrimonio di possibili metafore cui dare risalto tramite pratiche installative ove, da qualche tempo, alla presenza di questi materiali si unisce la parola scritta.
Attivo nel campo delle arti visive a partire dagli anni settanta, Vinicio Momoli è pittore, scultore e designer. Nei suoi riferimenti analogici, il lavoro dell'artista guarda più alla natura e al corpo umano che al linguaggio della geometria, prefiggendosi di coinvolgere l’osservatore a livello non solo mentale, ma anche sensoriale ed emotivo.
L’artista ha presentato negli spazi di Ottagono una tipologia di opere connotativa del suo ricercare più recente, volto a riscrivere l’identità tradizionale del quadro tramite l’associazione del pigmento e della gomma. Nello stesso ambiente è stato collocato un tavolo progettato nel 1991, che costituisce una sorprendente ibridazione tra la scultura e il design. All'esterno, l'opera Dante. Parole in cammino si articola attraverso la compenetrazione di solidi geometrici elementari.
Descrizioni degli artisti a cura del critico d'arte Nicola Galvan