Donatella Caprioglio è una specialista dell’infanzia, docente presso l’Università parigina di Medicina Bobigny dove insegna teorie e tecniche dell’ascolto. Mentre all’Università di Padova è Professoressa del nuovo corso di Psicologia dell’Abitare. E proprio di questo argomento tratta la sua pubblicazione del 2022 – «Mura Sensibili. Psicologia dell’Abitare» – un libro di architettura che AD Dal Pozzo vi consiglia.
La Psicologia dell’Abitare riflette sul senso del nostro vivere gli spazi e propone strumenti utili ai professionisti per contribuire a progettare spazi abitativi non solo fisici ma anche mentali. Il tema viene argomentato nel libro di Donatella Caprioglio con nozioni teoriche, citazioni scientifiche e alcuni esercizi pratici. Ne abbiamo parlato con l'autrice.
Domanda. Nel libro parla di separazione degli spazi della casa. Quanto è importante questa differenziazione degli ambienti?
Risposta. Le case di una volta erano suddivise in molti ambienti e permettevano di avere più spazi, come ripostigli o luoghi di servizio, senza considerare l’importanza dei corridoi, meglio se attrezzati. A volte la suddivisione ragionata – e non l’open space – porta al vero benessere. L’abitare è avere ognuno uno spazio per sé, e non ognuno un “angolo” per sé. L’uomo ha bisogno di spazi privati e intimi. Anche per questo motivo il bagno è una delle stanze più importanti della casa.
D. Parlando di spazi, che cos’è lo spazio immaginario che descrive nel libro?
R. Lo spazio immaginario è lo spazio del progetto. Considero questo spazio il tempo investito per lasciare al cliente la possibilità di dire tutto quello che vorrebbe sulla propria casa. Anche se non corrisponde ai metri quadri che si trova ad avere. Si tratta di una “camera” – metaforica – dove le persone possono depositare i propri bisogni. Anche se elaborare il proprio desiderio non è sempre facile, questo spazio immaginario amplia le possibilità del progetto, nonché di ottenere delle risposte che corrispondano alle persone.
D. Qual è la prima domanda che un interior designer attento dovrebbe fare al proprio cliente e perché?
R. Quali bisogni ha. Come è stato lo spazio precedente. Sono due domande interessanti per comprendere quali sono le necessità profonde. L’abitare è l’abitarsi, ovvero abitare i propri bisogni che molto spesso non sono chiari da subito. L’inchiesta preliminare, portata avanti da un progettista attento, aiuta le persone a stare meglio.
D. Considerando la direzione verso cui ragiona la psicologia dell’abitare, secondo lei un architetto come Le Corbusier ha fallito nel suo lavoro?
R. Non si è messo dalla parte delle persone. Si è messo in una prospettiva di cambiamento architettonico. Senza togliere nulla alla visione geniale di un grande architetto, secondo me Le Corbusier nei suoi progetti di case ha fallito, perché erano organizzate secondo una visione avveniristica e non sulla base dei bisogni del singolo individuo.
D. Uno dei bisogni che si manifesta sempre di più è il rapporto con la natura. La biofilia è legata a questo aspetto?
R. Abbiamo capito che le persone hanno bisogno di circondarsi di natura. Esistono degli studi scientifici che dimostrano quanto il verde sia curativo. Oggi gli ospedali, gli alberghi le scuole vengono progettati per includere il verde sempre e comunque.
D. Anche per gli uffici si può parlare di psicologia dell’abitare?
R. La psicologia dell’abitare riguarda tutti e tutte le funzioni che può assumere un edificio. È chiaro che l’ufficio si è trasformato e sta diventando sempre più simile ad una casa, con spazi di relax, bar e divani per sentirsi bene in un determinato ambiente.